Donare o non donare il cordone ombelicale

La donazione del sangue del cordone è una pratica che negli ultimi anni è molto conosciuta, perché?
C’è qualcosa di molto prezioso contenuto dentro a questo cordone.

Nei primi istanti, subito dopo la nascita del bimbo, nel cordone passa un sangue al cui interno sono presenti le cellule staminali emopoietiche, ossia cellule che possono trasformarsi e divenire qualsiasi tipo di cellula del sangue. Un ricco bagaglio pensato dalla natura per i nostri cuccioli: fornire loro delle cellule di emergenza per la principale fonte di ossigeno e nutrimento per l’organismo: il sangue.

Queste cellule sono ovviamente di grande utilità per il bambino, ma possono essere utili anche per chi ha gravi patologie del sangue. Questo è uno dei motivi per cui a molte donne viene proposta la “donazione del sangue cordonale” che, viene detto, non ha alcun tipo di implicazione per il bambino e la mamma. Ma è davvero così?

La scelta di conservare le cellule staminali presenti nel cordone che implicazioni ha per la salute di nostro figlio?
Sottrarre al bambino il sangue che passa nel cordone ombelicale è davvero così innocuo per lui?

Lotus birth: quando il cordone ombelicale rimane intatto

Quando sono nati entrambi i miei figli, non ho avuto alcun tipo di dubbio: avremmo fatto due nascite lotus, permettendo così che il cordone ombelicale si staccasse da solo, quando fosse il momento giusto, dalla placenta.

Tranquilla di questa scelta, che ho sentito fin da subito appartenerci, mai avrei immaginato cosa ci fosse dietro al discorso del cordone ombelicale.

Il lavoro che faccio con Lallafly è per me un grande dono. Mi sta permettendo di approfondire temi delicati e spesso così tanto sottaciuti, tutti inerenti la fase dell’arrivo del bambino su questa terra. Temi che hanno un grande impatto sullo sviluppo futuro dell’individuo e dell’intera umanità.
Così oggi vi racconto una serie di informazioni dal convegno “Il taglio del cordone ombelicale e il diritto alla salute dei neonati” organizzato a Torino da Marika Novaresio e a M.Chiara Spadoni dell’Associazione Custodi del Femminino .

 

Il sangue cordonale è del neonato

Quando un bimbo nasce, esce prima lui ed in un secondo momento nasce anche la placenta, l’organo che, per tutti i mesi all’interno dell’utero materno, è stato il tramite fra lui e la madre. Il bimbo è collegato alla placenta attraverso il cordone ombelicale, una specie di autostrada che porta sangue, nutrimento e altre sostanze dalla mamma al bebé. Anche dopo la nascita del bambino, la placenta continua a pompare sangue ricco di staminali lungo il cordone.

Come vi ho raccontato questo sangue è preziosissimo, perché ricco di staminali, ossia cellule che hanno in sé il potenziale di diventare ciò che serve al sangue. Si tratta di un potenziale che si esprime sia nel neonato, sia, in una certa misura, in chi riceve queste cellule avendo, ad esempio, una patologia del sangue.

Queste cellule sono utili ovviamente al bambino ma non solo… possono essere utili anche per i trapianti di midollo osseo, e questo è uno dei motivi per cui a molte donne viene proposta la donazione del sangue cordonale che, viene detto, non ha alcun tipo di implicazione per il bambino e la mamma. Anzi… permette di utilizzare qualcosa di prezioso che altrimenti verrebbe buttato via.

Eppure, approfondendo il discorso ed ascoltando anche altre fonti, la questione è più complessa di come viene presentate alle donne per far firmare il consenso alla donazione.

Infatti… Cordone ombelicale: una questione di sangue. Sì, ma di chi?

Chi ha già fatto esperienza diretta dei per-corsi Lallafly, sa bene quanta importanza noi diamo al linguaggio e alla scelta delle parole. Ogni parola veicola dei mondi e, a suo modo, insieme all’intento, è creatrice di realtà.

Come ha detto Fabiana Pasquali, una madre dell’associazione La Goccia Magica:
Il sangue non è cordonale, ma neonatale.
Non è quindi della madre ma del figlio.

Cosa significa?
Quando si spingono le madri alla conservazione del sangue che fluisce del cordone ombelicale del proprio figlio, bisogna essere consapevoli del fatto che si sta chiedendo alle madri di donare del sangue che è a tutti gli effetti sangue del bimbo. Non è una questione di chi ne è il padrone, il punto è che il sangue è del bambino perché il bambino lo utilizza, ne ha bisogno ed è per lui una risorsa preziosa.
Spiega Niccolò Giovannini, medico specialista in ginecologia in uno dei più importanti ospedali di ginecologia ed ostetricia del nostro Paese, che praticamente quasi tutto ciò che c’è nel cordone è prodotto dal bambino. Tranne gli anticorpi le immunoglobuline di classe G che appartengono alla mamma. Quello contenuto nel cordone è quindi a tutti gli effetti sangue che appartiene al bambino che è appena nato.
Non solo. Tagliare il cordone immediatamente riduce del 40% il ritorno venoso del sangue. Questo significa che il cuore del bimbo appena nato così fa fatica perché gli arriva meno sangue.

In questo video Niccolò Giovannini, durante un intervento alla Camera dei Deputati ricco di contenuti, dà ampia spiegazione di questo.

Donazione cordone: una questione di tempo. Il rispetto del primo contatto

La questione inerente il cordone ombelicale pone l’accento anche su altri aspetti, primo fra tutti la prima finestra di relazione mamma-bambino.

La nascita è un atto sacro e come tale va rispettato.

Grazie alla brillante spiegazione di Elena Skoko, presidente del comitato CoRDiN, durante il convengo, è stato possibile vedere cosa succede nel momento in cui nasce un bimbo e come poi possa venire disturbato quell’attimo magico del primo incontro mamma-figlio dal personale che ha fretta di prelevare il sangue dal cordone. Avviene inevitabilmente una interferenza.

Ecco che mentre mamma e bimbo si toccano per la prima volta pelle a pelle, si guardano e si annusano, qualcuno arriva per mettere due mollette sul cordone ombelicale e poi infilare una siringa così da raccogliere il sangue in una sacca.

Si parla di fretta nel raccogliere il sangue in quanto affinché la sacca sia utile ai fini del trapianto, occorre raccogliere una quantità che è pari a circa un terzo del sangue del bambino. Più si aspetta e più la vena si ritrae e la raccolta del sangue diviene troppo esigua ai fini del trapianto. (Mantenere intatta questa sacca nelle banche apposite si stima abbia un costo di circa 17.000 euro. Se il sangue viene “donato” in Italia, questo costo è sostenuto dalla sanità pubblica.)

Come dice Clara Scropetta: “tagliare il cordone alla nascita non è una necessità fisiologica. Se lo si fa dopo che si è conclusa la prima esplorazione di madre e bambino (non lasciando loro tre minuti, ma un’ora almeno…), al bambino, oltre ai benefici della trasfusione completa del proprio sangue ricco di staminali – con tutte le conseguenze, tra cui riempire la riserva di ferro – si aggiunge il vantaggio di non essere stati disturbati in uno dei passaggi più significativi della vita.”

Ma come, diranno alcuni, niente donazione allora? non facciamo nessun gesto di solidarietà?
Ebbene sì, lasciamo il suo sangue al bambino, nessun gesto di solidarietà apparente verso una società che può ricorrere ad altre fonti di staminali per chi ne ha bisogno e per la ricerca, come la donazione da parte di soggetti adulti (donazione del midollo). In realtà un grande gesto d’amore e di rispetto per il bambino appena venuto alla luce e quindi per l’intera società futura.

Ecco alcune foto del convegno:

Da sinistra: Fabiana Pasquali, Laura Castellarin, Maria Cristina Baratto, Simona Vanetti, Massimo M. Alosi e Susanna Hinnawi

 

Niccolò Giovannini e Simona Vanetti

 

Simona Vanetti e Elena Skoko

 

di Simona Vanetti

Psicologa, artista, formatrice 

 

Crediti immagine: Photo-graphe su Pixabay

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